Nel periodo più buio della pandemia covid19 si è svolto online a Senigallia il Certamen  “Ludi Latini”, che da 23 anni coinvolge tutte le scuole delle Marche in una una gara di intelligenze, studi e competenze per un “confronto diretto” con gli autori classici della nostra latinità. Quest’anno la tradizionale “versione di latino” ha lasciato il posto ad una sfida nuova: gli studenti, infatti, sono stati invitati a riflettere su una frase di Seneca ancora attuale dopo duemila anni: “Ogni giorno, ogni ora ci mostra quanto siamo nulla e ci avverte, con qualche fatto nuovo, della nostra fragilità”.

La prova richiedeva ai concorrenti di impegnarsi in una delle seguenti tre modalità: a) elaborato scritto; b) prodotto multimediale; c) video movie.

Si riportano gli studenti del Liceo Cambi si sono classificati con le relative motivazioni:

3° Premio FEDERICA CIONCHI

“Donum fragilitatis, il dono della fragilità” è il titolo che Federica dà al suo lavoro, che prende l’avvio dalla nota domanda di Leopardi “Ove tende questo vagar mio breve? […]Ed io che sono? ” (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia).

L’uomo, nell’incommensurabile grandezza del creato non è altro che un “punctum” impercettibile. Nella realtà concreta dei fatti siamo destinati alla sconfitta poiché inetti e limitati in quanto mortali. Il decadimento fisico, i fallimenti, le delusioni e i disinganni a cui siamo destinati inducono molti a contrarre ciò che Svevo definisce “malattia della senilità”. Non si tratta della vecchiaia, quanto di un male interiore associabile alla “strenua inertia” oraziana. Nel XXI secolo l’uomo crede di esser divenuto padrone della propria sorte e del tempo, crede di aver vinto la propria fragilità. Può rivivere il tempo attraverso una cinepresa, fermarlo in una fotografia, anticiparlo servendosi dell’intelligenza artificiale. Si illude di poter governare il tempo (vedi gli orologi molli di Salvador Dalì). Il tempo reale è sostituito da un tempo virtuale ingannevole che all’attesa sostituisce l’immediatezza, alla continuità l’istante, alla contemplazione la fretta. Non si è più abituati a distinguere la profonda differenza fra ciò che i greci definivano Chrònos, la durata quantitativa del tempo, e il Kairos, la forma qualitativa del tempo misurabile sulla base delle occasioni vissute per scelta deliberata.

ATTESTATO DI MERITO MARCO COLOCCINI

La breve illusione di poter controllare lo svolgersi del nostro vivere – scrive Marco Coloccini – collide con l'esistenza stessa, con le sue complicazioni. Emblematico è il termine oblitos: una dimenticanza spensierata, una “bugia bianca”, che sussurriamo talvolta a noi stessi. L'esperienza della pandemia di COVID-19 ci ha resi drammaticamente consapevoli della caducità dell'esistenza: “ero ragazzo nel pieno della mia giovinezza, e ora cosa sono?! Nulla; nulla perché non posso farci nulla, e nulla hanno potuto gli altri". Eppure, l’essere nulla non può essere condizione univoca dell'esistenza: abbandonando ogni forma di nichilismo o fatalismo, la vita si permea di valore ogni volta che l’abbracciamo nella sua totalità e scegliamo di essere testimoni di umanità. L’elaborato è esposto in modo appropriato e argomentato in forma organica.

ATTESTATO DI MERITO ALESSIA PAZZAGLIA

 Alessia parte da una conclusione: la nostra quotidianità, che ci sembrava tanto banale e scontata, ora è ciò che più ci manca. Non avere più un contatto diretto con le persone che amiamo ci fa rendere conto di quanto in realtà noi siamo fragili. “E ora, che ne sarà del mio viaggio?” si chiedeva E. Montale. Un altro poeta, Orazio, tentò di rispondere ricorrendo al tema del carpe diem; cercò di spiegare la fugacità del tempo e quanto sia importante non ascoltare gli oracoli e gli astri che predicono il futuro, ma godersi l’attimo, poiché questo non tornerà più. Sulla vita, breve, intensa, maestra, si focalizza anche uno scrittore moderno, Alessandro D’Avenia, nell’ “Arte di essere fragili”. Leopardi aveva pensato di affrontare la vita superando i “limiti della siepe”, ma aveva constatato che la vita non ci facilita, anzi, ci pone davanti ostacoli insormontabili. Purtroppo gli uomini, molto spesso, non riescono a trasformare le proprie fragilità in proprie forze. Se solo pensassero che è proprio l’ostacolo che ci permette di cambiare e andare avanti!

Una TARGA AL MERITO è stata assegnata a Sara Santinelli, autrice di un video per la sezione “Video movie”.

La studentessa apre il suo filmato con l’immagine del quadro Il Viandante sul mare di nebbia del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, passa in rassegna alcuni dei tanti problemi del “secolo digitale”, partendo da una frase di Bruce Springsteen: “Il successo rende la vita più facile, ma non rende il vivere più facile”. Poi, affidando il suo personale commento a fotografie e brevi filmati di sua produzione, costruisce una trama ricca di riferimenti a Greta Tumberg, Frida Kahlo, Van Gogh, Leopardi, Didimo Chierico, Ghandi, Klimt, Van Gogh, Dorian Gray, fino all’incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame a Parigi. Cita Seneca, quando afferma che “Non è vero che abbiamo poco tempo, la verità è che ne sprechiamo molto”. Coglie anche l’occasione per ricordarci che “L’arte è ovunque intorno a noi, conta solo saperla cogliere: è essenziale saper afferrare il bello che ci circonda, basta volerlo: Gnōthi seautón = “conosci te stesso”, la scritta sul pronao del tempio di Apollo a Delfi e che da secoli influenza i più importanti pensatori della cultura occidentale, da Socrate in poi, vuole indicarci che proprio questa è la strada da percorrere. “Ognuno dovrebbe crescere facendosi guidare dal fanciullino che in sé, anche se “infantile” è credere che la crescita avvenga nel frastuono. La fragilità è l’uomo stesso”. Il lavoro è svolto con intelligenza, attenta cura della regia e precisa scelta dei tempi filmici. Sara Santinelli conosce la sintassi delle immagini e ha saputo coniugare il montaggio del film con lo studio della vita e del pensiero di Seneca.

Che dire…..Complimenti a tutti!