Stamattina, al Cambi-Serrani, un’ospite illustre, in videoconferenza: l’onorevole Sofia Amoddio. Si tratta dell’avvocata incaricata alla presidenza della Commissione d’inchiesta istituita nel 2015 per far luce sul caso di Emanuele Scieri, il ragazzo siciliano allievo paracadutista ucciso il 13 agosto 1999, appena arrivato alla caserma “Gamerra” di Pisa.

Il webinar è partito da un’idea della professoressa Norma Vivarelli, che ha voluto far toccare con mano agli studenti alcuni aspetti e meccanismi del Parlamento, come appunto le commissioni d’inchiesta.

Gli studenti avevano visto in classe alcuni spezzoni delle audizioni svolte in commissione in cui venivano sentiti il Pubblico Ministero, all’epoca in servizio presso la Procura di Pisa, il dottor Giuliano Giambartolomei e il generale della Folgore Enrico Celentano. Vivarelli, dopo aver notato nei suoi allievi un interesse particolare per questo caso, ha cercato l’onorevole per coinvolgerla in una discussione.

Verità e giustizia

L’onorevole Amoddio è avvocata penalista del Foro di Siracusa e ha raccontato ai giovani di come fu contattata dalla madre di Emanuele che non si era mai pacificata della morte del figlio, soprattutto perché il caso era stato archiviato dalla giustizia come suicidio, mentre la donna continuava a essere profondamente convinta che si trattasse di un errore giudiziario.

La deputata si attivò per l’istituzione della Commissione d’inchiesta, i cui lunghi e faticosi lavori portarono molti frutti, alla luce di tanti nuovi elementi che di volta in volta emergevano. Infatti, com’è noto, fu dimostrato che Scieri non si ammazzò ma fu ucciso.

Nello specifico, la morte di Emanuele fu causata da atti di nonnismo, un fenomeno molto diffuso negli anni Novanta, quando ancora vigeva il servizio militare di leva (la cui obbligatorietà è venuta meno – secondo quanto affermato da Amoddio – anche in conseguenza del caso Scieri).

Le vessazioni cui fu sottoposto furono tantissime; ognuna con un nome specifico e contenute nel manuale Zibaldone diffuso dal generale Celentano tra i commilitoni. Già durante il trasporto da Firenze (dove aveva svolto il CAR) a Pisa, Scieri fu costretto ad assumere la posizione della sfinge, cioè viaggiare seduto con la schiena dritta e non appoggiata allo schienale e con le mani appoggiate sulle ginocchia doveva restare immobile. Durante il tragitto erano stati accesi, al massimo, i riscaldamenti nonostante la calura estiva.

Tra gli altri tipi di crudeltà raccontati ricordiamo: il “battesimo”, pratica con cui la vittima, obbligata a fare flessioni, viene tormentata a forza di pugni al torace e calci sul petto e la “comunione”, che consiste nel far bere a forza escrementi umani.

Le riflessioni degli allievi sono state molte, così come le domande poste all’onorevole. In questo modo, non soltanto i ragazzi hanno calato in un contesto concreto i contenuti appresi durante le lezioni, ma si sono anche resi consapevoli di quanto sia importante voler arrivare a una verità che è stata volutamente occultata per 22 anni.

Ciò che portano a casa grazie a questa esperienza è l’amore per la giustizia e la verità.